Tv, detriti e canzoni

Of course I’m respectable I’m old! Politicians ugly buildings and whores all get respectable if they last long enough.

Ma certo che sono rispettabile, sono vecchio! I politici, i brutti edifici e le puttane diventano tutti rispettabili se durano abbastanza.

– Robert Towne, Roman Polanski, “Chinatown” (1974)

Il 24 febbraio 2022 è un giovedì come tanti. L’esercito russo ha appena cominciato a invadere l’Ucraina come se fosse la cosa più normale del mondo. Tutti sono sintonizzati sulle sirene di piazza Majdan Nezaležnosti (“Piazza dell’Indipendenza”), quella con il monumento alla dea Berehynia e il conservatorio Čajkovskij. È la stessa piazza delle proteste di Euromajdan. Adesso è il teatro di guerra più documentato di sempre. In Europa i governi sono alle prese con lo shock collettivo (sebbene già da un paio di giorni i quotidiani abbiano il titolo straordinario in caldo, e aspettano solo che Putin dia loro il La). Quando le truppe russe sono ammassate al confine da un pezzo è solo questione di ore.

Così inizia lo show più folle dell’ultimo secolo. Una trama potenzialmente travolgente, se non fosse per delle scelte temporali per niente equilibrate. Sappiamo bene che appellarci alla regia sarebbe del tutto inutile. Cambi di linea non sono – ahinoi – affatto previsti. Gli sceneggiatori a quanto pare sono privi d’idee e non accolgono le richieste dei fan più accaniti, figurarsi quelle dei critici. Così non ci resta che discutere delle curiose trovate di quest’equipe di psicopatici, che ha deciso di ambientare un film di guerra a sfondo nucleare nel bel mezzo del vecchio continente. Ma procediamo con ordine.

Scena 1. Il neo-primo ministro italiano – che con nostra grande sorpresa è una donna bianca, etero e cattolica che quando è al lavoro è convinta di essere un uomo – nonostante ritenga da anni che P. sia il difensore dei valori patrî (russi e per transitività italiani) è convintissima che spendendo il 2% del PIL nazionale in armi da spedire contro il vecchio amico P., sia l’unica via disponibile al conseguimento della pace. Se vi siete persi nel ragionamento stringente, riportiamo qui le parole testuali che questa novella Churchill (pardon, “novello”) ha rivolto all’opposizione filoputiniana:

“L’invio di armi all’Ucraina è stato deciso dal precedente governo che aveva alla guida il M5s, per questo vi ringrazio, ha esordito il capo del governo rivolgendosi ai banchi del Movimento. “Vorrei sapere su quali basi volete avviare i negoziati, perché non basta sbandierare delle bandierine della pace. L’Ucraina deve arrendersi per negoziare la pace? Potete dirci come convincere le truppe russe a ritirarsi, con il reddito di cittadinanza? L’unica possibilità per arrivare a un tavolo di negoziazioni è che ci sia equilibrio nel conflitto, e questo passa esclusivamente dal sostegno all’Ucraina”. 

Neanche a dirlo, parole in libertà accolte col plauso giornale sedicente liberale (buono a sapersi, così gli spettatori sanno subito da che parte schierarsi). Ma non c’è da stupirsi che il personaggio del Presidente di fronte a uno scenario così difficile si comporti in questo modo. Solo qualche settimana prima, alzando il tetto del contante (il limite in cui è possibile effettuare transazioni con denaro contante) affermava: 

“Non c’è correlazione tra intensità del limite del contante e la diffusione dell’economia sommersa. Ci sono paesi in cui il limite non c’è e l’evasione fiscale è bassissima. Non siete d’accordo? No. Sono parole di Padoan, ministro dei governi Renzi e Gentiloni. Governi PD!”.

A prima vista una donna di straordinaria intelligenza e capacità. A una seconda basta ricordarsi di Schopenhauer quando scriveva nell’ “Arte di ottenere ragione”: 

STRATAGEMMA N. 5
Per dimostrare la propria tesi ci si può servire anche di premesse false, e ciò quando l’avversario non ammetterebbe quelle vere, o perché non ne riconosce la verità oppure perché vede che la nostra tesi ne conseguirebbe immediatamente: si prendano allora tesi in sé false ma vere ad hominem, e si argomenti ex concessis a partire dal modo di pensare dell’avversario. Infatti il vero può conseguire anche da premesse false, ma mai il falso da premesse vere. Allo stesso modo si possono confutare tesi false dell’avversario per mezzo di altre tesi false, che egli però ritiene vere: infatti si ha a che fare con lui e bisogna servirsi del suo modo di pensare. Per esempio: se egli è seguace di qualche setta alla quale noi non aderiamo, possiamo adoperare contro di lui, come principia, le massime di questa setta. Aristotele, Topici, VIII, 9. (Rientra nel precedente stratagemma). 

– Schopenhauer, “L’arte di ottenere ragione” 

Quindi, se Di Maio è stato degli esteri, allora chiunque può essere ministro. Anche un lobbista delle armi può essere stare alla Difesa e tanti saluti al conflitto d’interesse. Una scelta narrativa contorta ma che lascia senza fiato per i suoi risvolti problematici.

Scena 2. Mentre la critica è unanime nel giudicare un azzardo la svolta gangster della serie, con l’arresto di un boss sanguinario della mafia siciliana, il grande pubblico ha accolto con entusiasmo il personaggio di M.M.D. Un uomo con molti anni di latitanza alle spalle e pochi mesi da vivere ancora, divorato com’è dalle metastasi.

“Ci stanno dicendo che loro, che erano al governo prima, sapevano dove si trovava ma non sono andati a prenderlo? Oggi c’è un governo di centrodestra e questo latitante è stato preso. La politica dovrebbe passare in secondo piano”[6]

– (questa la dichiarazione per niente contraddittoria del premier italiano)

Dalla scena dell’arresto in poi il buio. La guerra si smaterializza come in tutte le vicende con armi distrazione di massa – tanto che ci chiediamo se non ci fossero problemi di budget o altro. Ma nessuna indiscrezione a riguardo. Quella del mafioso è una linea narrativa intrapresa con lucidità, nessuna défaillance. M.M.D. è un uomo alla fine dei suoi giorni che dopo aver insidiato lo Stato per tutta la vita, cade vittima di un contrappasso annunciato.

Le sequenze del covo, con il ritrovamento dei resti di una latitanza dissoluta e viziosa, non hanno alcuna finalità se non quella di distogliere lo spettatore dai temi della guerra e della corruzione. Ricorderemo M.M.D., “u siccu”, come il mafioso che mutò il vecchio adagio in: “Futtiri è megghiu ca cumannari”.

Scena 3. “Servono le armi per assicurare la pace” – Stoltenberg, segretario generale della NATO.

Scena 4.Cul de sac. L’Europa è a corto di armi: per fabbricarle ha bisogno di Cina e Russia” (HuffPost 10/01/2023).

Scena 5. Berlusconi: “Un ragazzo russo vuole scappare alla leva obbligatoria. Chiede riparo a una suora, sotto la sua gonna…”. Spoiler: è un altro disertore, travestito.

Scena 6. Zelenskij a Sanremo a un anno dallo scoppio della guerra. L’anno scorso, in questo giorni, la Russia ammassava truppe sul confine meridionale ucraino. La Nato faceva le sue esercitazioni congiunte nei paesi baltici. Poi la guerra totale, l’invasione. Quindi un momento di buio, con i russi che tolgono luce e gas agli ucraini. Nell’oscurità la luce del Santo Natale. Un tregua che non c’è, anche se è di ortodossi che si tratta. E un cambio di strategia musicale. La Nato fa un video orrendo per augurare buone feste a tutti i suoi contribuenti – una roba che fa gelare il sangue come i cori sovietici – e Putin manda cantanti e musicisti sul fronte occidentale (Il Cremlino manda la “Brigata creativa” per rallegrare i soldati. – La Repubblica 19/12/22). 

Dato che Zelenskij fa il paio coi Depeche Mode l’ultima sera del festival, se i russi dovessero schierare gente come Mussorgskij e Shostakovič possiamo già immaginare l’esito del conflitto. 

Ad ogni modo questo snodo narrativo della serie spiegherebbe la cacciata dei direttori d’orchestra e soprani nemici dai teatri occidentali. Se ricordate il primo set, quello dei grandi scrittori barbuti, l’aveva vinto Mosca di misura, quando fu impedito a Nori di parlare in Bicocca di un putiniano di duecento anni fa. 

La verità è che tutta questa messa in scena è diventata terribilmente noiosa. I missili, il sangue e le canzoni a lungo andare non fanno più nessun effetto. Che non si tratti di un esempio di “mitridatizzazione”? Il re del Ponto, Mitridate VI Eupatore, si faceva somministrare piccole dosi di veleno ogni giorno dal suo medico di corte per essere immune a qualsiasi pozione. Non morì avvelenato. Ma a differenza nostra non morì di noia.

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